Nel cuore della Sardegna, tra tradizioni secolari e riti ancestrali, si nasconde la misteriosa figura dell’Accabadora, un’entità legata alla “buona morte“. Questa enigmatica figura era presente nel passato sardo, ma la pratica è scomparsa nel corso dei decenni, lasciando tuttavia un segno indelebile nella cultura dell’isola.
Origini dell’Accabadora
Le origini dell’Accabadora sono avvolte nel mistero, e la sua esistenza è stata tramandata oralmente da generazioni. Si ritiene che questa figura sia emersa in Sardegna tra il XVIII e il XIX secolo, quando le condizioni di vita erano spesso difficili e l’aspettativa di vita era bassa. L’Accabadora svolgeva un ruolo particolare nell’aiutare i malati terminali a morire con dignità, alleviando la sofferenza e conducendoli nella “buona morte”.
Il ruolo dell’Accabadora
L’Accabadora era spesso una donna anziana, rispettata e temuta allo stesso tempo. Era chiamata quando un malato era giunto al termine della sua vita e si pensava che avesse la capacità di assicurare una morte pacifica. Il suo ruolo era delicato ma considerato importante per aiutare i moribondi a lasciare questa terra senza sofferenza. L’Accabadora offriva un’ultima compassione, stringendo la mano del morente e prestando assistenza durante il passaggio all’aldilà. Si credeva anche che l’accabadora avesse il dono speciale di poter sentire quando una persona era vicina alla morte. L’accabadora portava con sé un coltello o un bastone e, quando arrivava al capezzale del moribondo, lo afferra per il collo e lo stringe fino a quando non muore di una morte rapida ed indolore.
Testimonianze e Registrazioni dell’Accabadora
Gli studi sull’Accabadora si basano principalmente su testimonianze orali, poiché la pratica è scomparsa nel corso del XX secolo. I racconti dei testimoni oculari descrivono l’Accabadora come una figura enigmatica e rispettata. Tuttavia, c’è poca documentazione scritta su questa pratica, il che rende difficile tracciare con precisione la sua storia e il suo significato.
Il suo nome, Accabadora, deriva dalla parola sarda ‘accabare‘, che in sardo significa ‘finire‘ o ‘terminare’.
Oggi l’accabadora è un personaggio che è stato ripreso dalla letteratura e dal cinema. Nel romanzo “L’accabadora” di Michela Murgia, la protagonista è proprio un’accabadora che si trova a dover affrontare le sue stesse convinzioni sulla morte.
Altre figure legate alla morte in Sardegna
Oltre all’Accabadora, la cultura sarda è ricca di altre figure legate alla morte e al mondo dell’aldilà:
- Mamuthones e Issohadores: Queste maschere tradizionali sono associate al Carnevale di Mamoiada e potrebbero avere connessioni con riti ancestrali e il mondo dei defunti.
- Sa Sartiglia: Durante questa festa a Oristano, uomini a cavallo, chiamati “Su Componidori”, svolgono una corsa a staffetta e cercano di colpire una stella con una spada. La festa potrebbe avere radici mitologiche legate alla vita e alla morte.
- Festa dei Morti: Questa celebrazione importante in Sardegna si svolge il 2 novembre, quando le famiglie visitano i cimiteri per onorare i defunti, pulendo e decorando le tombe e partecipando alle messe in suffragio.
Queste figure e tradizioni riflettono l’importanza del legame tra la vita e la morte nella cultura sarda, e testimoniano l’incredibile ricchezza e diversità del patrimonio culturale dell’isola. Sebbene l’Accabadora sia scomparsa, il suo ricordo e la sua influenza persistono ancora oggi, custoditi gelosamente nei cuori e nelle tradizioni del popolo sardo.
La reale esistenza di questa figura è attualmente oggetto di dibattito fra chi ne è certo e addirittura parla di prove come l’esistenza di cimeli, fra cui “su matzucu”, la mazza che ne costituiva lo strumento del mestiere, e chi ritiene che sia Un’invenzione ottocentesca.