A quanto pare, l’Angelo Della Morte ha un solo compito e se la cava anche piuttosto bene nel metterlo in pratica. Ma da cosa nasce questa figura che nonostante sia definita angelo porta invece la morte?
La Tradizione Ebraica
Ogni primavera, quando le famiglie ebree si riuniscono per celebrare la Pasqua Ebraica(Pèsach o Pesah), raccontano la storia dell’esodo degli israeliti dall’Egitto. Questa antica festa ricorda la promessa di Dio di “passare oltre” le case dei fedeli israeliti mentre scatenava sugli egiziani la decima e più dolorosa piaga, la morte del loro primogenito.
Nella rivisitazione popolare della storia della Pasqua Ebraica, lo “sterminatore” è spesso chiamato “l’Angelo della Morte”, ma le testuali parole “angelo della morte” in realtà non compaiono da nessuna parte nella Bibbia ebraica, nel Nuovo Testamento cristiano o nel Corano islamico.
Questo sta a significare che la nostra concezione popolare dell’angelo della morte non deriva tradizionali testi biblici, ma da altri testi come il “Testamento di Abramo” del I secolo d.C. e dai racconti circolati nel Hadith, attribuiti al profeta Maometto e ai suoi compagni.
Dio e i Suoi Angeli
Pochissimi angeli sono nominati nella Bibbia ebraica (conosciuta come Antico Testamento nel cristianesimo) o nel Nuovo Testamento. Gli angeli Michele e Gabriele compaiono nel libro di Daniele, e Dio manda l’angelo Gabriele ad informare Maria che sarà la madre di Gesù . Ma gli autori della Bibbia si sono sforzati di sottolineare che Dio era l’unico ad avere potere di vita e di morte, non gli angeli. Infatti, nella Bibbia, non c’è menzione di un angelo che accompagni le persone dalla morte all’aldilà. (Per maggiori informazioni su queste figure, vi consigliamo di leggere QUESTO ARTICOLO sugli psicopompi)
Il mondo antico era pieno di tradizioni politeiste secondo le quali la morte aveva il proprio dio con i suoi poteri e la sua autonomia. Mot, ad esempio, era il dio della morte degli antichi Fenici, e il Libro dei Morti egiziano presenta una vasta gamma di dei e temibili e altre creature che è possibile incontrate nell’aldilà.
Nella Bibbia, tuttavia, il potere divino è nelle mani di un solo Dio. Lo stesso Dio che ha creato il mondo ha potere sia la vita che di morte.
Ecco spiegato il motivo per cui all’angelo menzionato nella storia della Pasqua Ebraica non viene dato un nome, ma piuttosto un ruolo: lo sterminatore. Ed è Dio stesso che passa sopra le case degli israeliti ridotti in schiavitù e decide chi vive e chi muore, non l’angelo.
Il Libro Dei Giubilei
Nel III e II secolo aC abbiamo assistito ad un cambiamento nell’antica letteratura ebraica che servì a dare agli angeli nomi e personalità distinte, nonché ruoli ben determinati. Il libro dei Giubilei, scritto nel II secolo aC, è uno di quei testi.
Il Libro dei Giubilei inizia con Noè che supplica Dio di sbarazzarsi dei demoni che vagavano per la Terra dopo il grande diluvio e tormentavano la sua famiglia. Una figura di nome Mastema, il “capo degli spiriti“: Mastema si fece avanti proponendo a Dio un accordo, secondo il quale alcuni dei demoni sarebbero rimasti con lui per eseguire i suoi ordini. Dio acconsente a che un decimo degli spiriti sarebbe rimasto con Mastema, mentre il resto avrebbe dovuto espiare la sua pena.
Nel Libro dei Giubilei Mastema è un angelo – è chiamato il principe Mastema – ma Dio impiega Mastema e il suo esercito malvagio per tentare e torturare l’umanità. Mastema avrebbe dovuto portare gli uomini a “compiere ogni sorta di male e peccato, e ogni sorta di trasgressione, per corrompere e distruggere, e a spargere sangue sulla terra”. È proprio Mastema ad avere l’idea di mettere alla prova la fede di Abramo ordinandogli di sacrificare suo figlio Isacco. Ed è Mastema, secondo questo libro ad essere lo Sterminatore della storia della Pasqua Ebraica.
Tuttavia Mastema non agendo contro Dio, ma per giocare il ruolo del “cattivo ragazzo” che realizza questa meschina volontà divina.
La Morte di Abramo
Col passare del tempo, autori ebrei e paleocristiani forniscono liberamente la loro rappresentazione dell’angelo della morte. Il “Testamento di Abramo” fu scritto in Egitto nel I secolo d.C. e non solo personifica la Morte, ma la prende anche in giro. (Se volete approfondire il discorso delle personificazioni della Morte, vi consigliamo QUESTO ARTICOLO)
In questo testo, il grande profeta e patriarca Abramo ha vissuto una vita piena e lunga (995 anni). Dio invia l’angelo Michele per informare Abramo della sua morte imminente. Abramo, però, non è ancora pronto per morire, quindi cerca di fermare la morte ponendo all’angelo Michele un milione di domande, alcune chiaramente destinate a divertire il lettore.
Per esempio, quando ad Abramo viene mostrata la porta larga che conduce un’anima defunta alla distruzione finale e la porta stretta che conduce alla vita eterna, grida: “Che guaio! Che dovrei fare? Poiché sono un uomo largo di corpo, come potrò entrare nella la porta stretta, per la quale non può entrare un ragazzo di quindici anni?”
Alla fine, Dio manda la stessa Morte a raccogliere l’anima di Abramo, ma Abramo continua con i suoi trucchi. Pone alla Morte infinite domande sui diversi tipi di morte (ce ne sono 72) e su tutte le forme misteriose e raccapriccianti che assume l’angelo della morte quando raccoglie gli ingiusti (un volto cupo di una vipera, un volto di un terribile precipizio , una faccia di un mare in tempesta, un terribile drago a tre teste, ecc.) Infine, la Morte ne ha abbastanza:
Alla fine, Abramo chiede alla Morte di essere lasciato un po’ da solo, «affinché io possa riposare sul mio divano. Sono molto debole di cuore”. A questo punto è la Morte che stanca di Abramo decide di fregarlo e gli chiede di «prendere la mia mano destra, affinché l’allegria, la vita e la forza giungano a te». Il grande patriarca prende subito la mano della Morte e muore all’istante. Nel ‘Testamento di Abramo‘, la morte è una personalità che svolge il suo lavoro al servizio di Dio.
Malak al-Mawt, l’angelo della morte nell’Islam
Proprio come accade nella Bibbia, anche il Corano menziona solo due angeli con il loro nome: Michele e Gabriele. Tuttavia, il ruolo degli angeli nell’Islam è notevolmente ampliato negli Hadith, una raccolta di insegnamenti e motti attribuiti al profeta Maometto e ai suoi seguaci.
Con gli Hadith, apprendiamo che ci sono quattro arcangeli nell’Islam: Michele, Gabriele, Israfil (colui che suona la tromba per suonare nel Giudizio Finale) e l’angelo della morte. Sebbene alcune fonti affermino che il nome dell’angelo della morte sia Azrael, non ci sono prove testuali. Il nome corretto è quindi Malak al-Mawt, che in arabo significa appunto “angelo della morte”.
Simile all’angelo della morte negli antichi testi ebraici e paleocristiani, Malak al-Mawt non sceglie di persona chi deve vivere e chi deve morire. Malak al-Mawt esegue rigorosamente gli ordini di Dio. Ad ogni anima è assegnato un ajal , una precisa data di morte che è immutabile. Una volta all’anno, nel mese prima del Ramadan, Dio consegna a Malak al-Mawt un elenco di tutti coloro che moriranno nel prossimo anno, ed è responsabilità di Malak al-Mawt raccogliere le loro anime.
Come il Testamento di Abramo, anche l’Hadith contiene racconti di altri grandi profeti che cercarono di eludere o ingannare la morte. Quando Malak al-Mawt viene per Mosè, per esempio, questi schiaffeggia l’angelo così forte che uno dei suoi occhi salta fuori. Dopo che Dio ha messo a posto l’occhio dell’angelo, Malak al-Mawt torna da Mosè e stringe un patto. Mosé sarà sepolto a “un tiro di schioppo” dalla Terra Santa.
In contrasto con Abramo e Mosè, il profeta Maometto, si sottomette al suo destino quando l’Angelo della Morte si presenta da lui. L’Angelo Della Morte bussa alla porta e chiede il permesso a Maometto prima di entrare in segno di massimo rispetto per il Profeta.
“Dio mi ha mandato da te e mi ha comandato di obbedirti; se mi ordini di prendere la tua anima, allora la prenderò; ma se non vuoi [che lo faccia], allora te la lascerò”. [Muhammad] disse: “Fallo, angelo della morte”. Disse: “Sì, come ordini”.
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