È stato di recente rivelato che nel 2017 Microsoft ha brevettato un ChatBot in grado di resuscitare (digitalmente) i morti.
Che Cos’è un Chatbot?
Un Chatbot, talvolta indicato anche con “Chat bot, o chatterbot”, è un programma infomatico progettato per simulare una conversazione con un essere umano. I ChatBot trovano ad oggi svariate applicazioni come le guida in linea o per rispondere a domande frequenti in alcuni siti web.
Il Progetto del Chatbot di Microsoft
Utilizzando l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, il ChatBot proposto da Microsoft potrebbe riportarci in vita, anche se soltanto in forma digitale, permettendoci di parlare ancora con la nostra famiglia e con i nostri amici. Gli stessi rappresentanti di Microsoft hanno ammesso che il loro ChatBot era “alquanto inquietante ” e che al momento non ci sono piani per metterlo in produzione.
A quanto pare, sia la tecnologia odierna che la diffusione dei nostri dati personali siano sufficienti a rendere possibili queste reincarnazioni digitali. I Chatbot basati sull’intelligenza artificiale hanno infatti già superato il “Test di Turing”. Il Test Di Turing serve a determinare se il programma informatico (software) riesca o meno ad ingannare gli umani facendo credere loro di star dialogando con un’altro essere umano. Nel frattempo, la maggior parte delle persone nel mondo moderno lascia abbastanza dati per insegnare ai programmi di intelligenza artificiale il nostro modo di comunicare.
Lacune Legislative
Attualmente non ci sono leggi che disciplinano la “reincarnazione digitale”. Il tuo diritto alla privacy, dopo la tua morte non ti permette (ancora) di opporti alla tua resurrezione digitale. Questa ambiguità legale lascia spazio alle aziende private per creare ChatBot utilizzando tuoi dati dopo che sei morto. Nell’Unione Europea, per molti paesi, la legge sulla privacy dei dati protegge solo i diritti dei vivi. Ciò lascia spazio a questi Stati membri di decidere come proteggere i dati dei morti. Alcuni paesi, invece, come l’ Estonia, la Francia, l’Italia e la Lettonia ,hanno legiferato anche sui dati post-mortem.
A complicare ulteriormente lo scenario bisogna sapere che i nostri dati sono per lo più controllati da piattaforme online private quali Facebook e Google. Questo controllo si basa sui termini di servizio a cui ci iscriviamo quando creiamo profili su queste piattaforme. Solitamente, i termini che sottoscriviamo senza nemmeno leggere, proteggono strenuamente la privacy dei morti.
Ad esempio, nel 2005, Yahoo! ha rifiutato di fornire i dati di accesso dell’account di posta elettronica alla famiglia di un marine statunitense ucciso in Iraq. La società ha sostenuto che i loro termini di servizio servivano a proteggere la privacy del marine. Alla fine un giudice ha ordinato all’azienda di fornire alla famiglia un disco contenente copie delle e-mail, creando di fatto un precedente legale.
Che Fare, Dunque?
Un modo per migliorare la legislazione sull’utilizzo dei nostri dati post-mortem è seguire l’esempio della donazione di organi nel regno unito. La legge britannica “opt-out” ritiene donatore di organi tutti quelli che non abbiano espressamente specificato diversamente quando erano vivi. Lo stesso potrebbe essere applicato ai nostri dati post mortem.
Su Quali Dati si Basa il ChatBot di Microsoft?
Il ChatBot di Microsoft userebbe i tuoi messaggi elettronici per creare una reincarnazione digitale il più fedele a te. Un tale chatbot sfrutterebbe quindi l’apprendimento automatico per rispondere ai messaggi di testo proprio come avresti fatto quando eri vivo. Se ti capita di lasciare molti messaggi vocali, anche quelli potrebbero essere usati per ricreare la tua voce. Insomma, i tuoi parenti potrebbero telefonarti, messaggiarti o addirittura interagire con un robot umanoide.
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