La Scoperta (The Discovery) è un film del 2017 presente sulla piattaforma Netflix. In questro film, Robert Redford si cala nei panni di uno scienziato che dimostra che l’aldilà è reale. La teoria vuole che “Una volta che il corpo muore, una parte della nostra coscienza ci lascia e viaggia su un nuovo piano”. La scoperta dello scienziato, è supportata da una macchina di sua invenzione che misura “le lunghezze d’onda del cervello a livello subatomico che lasciano il corpo dopo la morte”. Se davvero le cose stessero così, allora potremmo ipotizzare come saremmo nell’Aldilà.
Un fondo di verità
Questa idea della sopravvivenza della coscienza nell’Aldilà, non non si discosta molto da una vera teoria chiamata coscienza quantistica. Di coscienza quantistica ne hanno parlato in molti autorevoli scienziati, dal fisico Roger Penrose al medico Deepak Chopra. Alcune versioni sostengono che la nostra mente non è soltanto il frutto del nostro cervello e che la coscienza esista anche separatamente dalla sostanza materiale. Questo vorrebbe dire che la morte del corpo fisico non è la fine dell’esistenza cosciente.
Ci sono però alcuni problemi con questa teoria dell’Aldilà
Punto primo, noi diamo per scontato che la nostra identità si trovi nei nostri ricordi, che si presume siano permanentemente registrati nel cervello. Se questi ricordi potessero per ipotesi essere copiati e incollati in un computer o duplicati e successivamente impiantati in un differente corpo allora, in un certo senso, saremmo risorti.
Ma non è così che funziona la memoria. La memoria non è come un registratore in grado di riprodurre il passato su uno schermo nella tua mente. La memoria è un processo fluido e in costante evoluzione che dipende completamente dal funzionamento dei neuroni nel cervello. È però vero che quando vai a dormire e ti svegli la mattina successiva o se vai sotto anestesia per un intervento chirurgico e ti svegli ore dopo, i tuoi ricordi saranno sempre presenti. I ricordi rimarranno anche dopo la cosiddetta ipotermia profonda e dopo un arresto circolatorio. Con ipotermia profonda si intende una procedura durante la quale il cervello di un paziente viene raffreddato fino a 10 gradi centigradi. In questa maniera si va ad inibire l’attività elettrica nei neuroni, suggerendo che i ricordi a lungo termine sono immagazzinati staticamente. Questo però non può succedere se il tuo cervello muore. Ecco perché la rianimazione deve essere eseguita tempestivamente dopo un infarto o un annegamento, perché se il cervello è in debito di sangue ricco di ossigeno, i neuroni muoiono, insieme ai ricordi ivi immagazzinati.
Eccomi! Sono la mia Copia!
Punto secondo. Ipotizziamo che sia possibile copiare il connettoma del tuo cervello – il diagramma delle sue connessioni neurali -, caricarlo in un computer (come suggeriscono alcuni scienziati). Questo processo non ti farà svegliare come da un lungo sonno per ritrovarti in un laboratorio o in paradiso. Questo processo genererebbe una copia dei tuoi ricordi, della tua mente o anche della tua anima che però… non sei tu bensì una tua copia. Non potrai quindi guardare la tua copia ed esclamare «Eccomi!»
Terzo, la tua identità unica è qualcosa più dei tuoi ricordi. È anche il tuo punto di vista personale. Il neuroscienziato Kenneth Hayworth, uno scienziato senior presso l’Howard Hughes Medical Institute e presidente della Brain Preservation Foundation, ha diviso questa entità, memore e punti di vista in MEMself (memorie) e POVself (punti di vista). Kenneth crede che se un MEMself completo viene trasferito in un computer (o, presumibilmente, risorto in paradiso), il POVself si risveglierà di conseguenza.
Kenneth Hayworth sostiene di fatto che, la nostra lunga catena di ricordi (memorie) porterà con se anche i nostri personali punti di vista che derivano dalle esperienze comprese nel nostro bagagliaio. Che ci ritroviamo in un altro piano dimensionale, nell’Aldilà o nell’hard-disk di un computer, ai nostri ricordi rimarranno appiccicati anche i nostri punti di vista e le nostre idee.
Altri scienziati invece prendono le distanze da questa teoria .
La morte spezza la continuità
Se questa copia della memoria fosse fatta senza la morte della persona, si creerebbero due persone con la stessa memoria ma, ciascuno con il proprio punto di vista che guarda il mondo attraverso i suoi occhi unici. In quel momento, ognuna delle copie prenderebbe un percorso diverso nella vita. Ognina delle copie comincerebbe a registranre così ricordi diversi basati su esperienze diverse. L’originale non avrebbe due memorie o due punti di vista. I propri punti di vista, secondo questi altri scienziati, dipendono interamente dalla continuità del sé da un momento precedente ad uno successivo, comprendendo anche gli stati dal sonno o dall’anestesia. La morte sarebbe dunque l’unica rottura permanente nella continuità e a quel punto il proprio POV non può essere spostato dal tuo cervello a qualche altro mezzo, qui o nell’aldilà.
Impariamo a vivere la vita oggi
Se queste teorie le une contrapposte alle altre non ci danno un chiaro segno di quello che sarà dopo la morte, ci fanno invece capire che ogni momento, ogni giorno e ogni relazione è importante. Ognuno di noi è unico al mondo e nella storia, geograficamente e cronologicamente. La vita non è una messa in scena secondaria prima del grande spettacolo nell’aldilà: è il nostro proscenio personale. Dobbiamo capire che noi, siamo qui e ora.
E se queste Onde Sub-Atomiche che viaggiano nell’etere dal nostro cervello dopo la morte potessero influenzare le nuove vite? Si trattarebbe di reincarnazione?
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