Dopo la sua esperienza di pre-morte, Harry T. sostiene di capire meglio le cose a partire da se stesso, fino alla comprensione maggiore di Testi Sacri come la Bibbia. L’esperienza, tuttavia, non gli ha lasciato nessun dono sovrannaturale. Oggi Harry è più empatico con le persone che lo circondano e anche con gli sconosciuti. In più, Harry passa molto più tempo in preghiera e non ha affatto problemi a parlare con la gente di quanto ha vissuto. L’unica cosa che Harry non riesce a spiegarsi è il perché è stato rimandato indietro.
Le sensazioni durante la NDE
Harry era a conoscenza di cosa fossero le esperienze di pre-morte e la cosa più vicina ad una simile esperienza è stata una Esperienza sul Letto di Morte avuta da suo padre morente che iniziò a parlare con la moglie defunta.
Per Hanry è molto difficile spiegare a parole o a gesti quanto sperimentato. Durante l’esperienza Hanry aveva all’improvviso tutto chiaro: lo scopo della vita, i sentimenti, le sue emozioni, tutto aveva senso. Si trovava in un luogo che descrive essere “senza spazio e senza tempo”. Per arrivare in questo luogo, Harry tuttavia non ha avuto la sensazione di attraversare un tunnel e una volta giunto a destinazione sentiva che stava per cominciare qualcosa di nuovo. Ad un certo punto Harry ha trovato una barriera e gli è stato detto che non sarebbe potuto andare oltre e che anzi, doveva tornare indietro. Le comunicazioni non avvenivano fisicamente. Non c’erano voci, semplicemente Harry ha avvertito questa comunicazione ed è consapevole di essere stato rimandato indietro per uno scopo preciso, che ora però non ricorda.
L’esperienza di Pre-Morte di Harry T.
Mia moglie è tornata ad Atlanta dalla nostra casa nel Maryland per festeggiare il Ringraziamento con i suoi genitori. L’8 dicembre 2019 ho finito la cena e mi sono chinato per mettere i piatti in lavastoviglie. In quel momento ho sentito il mio petto comprimersi e mi sono venute le vertigini. Ho creduto di avere di avere un attacco d’asma, così sono andato in soggiorno, ma prima di riuscire sedermi sul divano, sono svenuto o meglio … credo di essere morto.
Una moltitudine di vite
Improvvisamente mi resi conto di trovarmi in un luogo circondato da bagliori di luce. Ho visto/sentito/sperimentato me stesso distesa che ruotavo lentamente in senso antiorario mentre i bagliori di luce, in qualche modo mi raccontavano la mia stessa vita. I bagliori di luce più vicini a me erano i miei genitori, i miei nonni, insomma i membri della famiglia che sono già morti. Quelli più lontani erano gli amici intimi, e ancora più distante c’erano persone che mi avevano influenzato e che avevo influenzato (studenti, conoscenti , ecc.). Sempre più distanti invece, c’erano persone con cui avevano interagito, anche estranei. Tutte erano comunque collegate a me tramite tutti quelli che che avevo conosciuto e incontrato nella mia vita e che ormai erano morti.
Tutti quei bagliori raccontavano come la mia vita e come le mie azioni avevano influenzato la loro. Una cacofonia di parole e storie, ma ognuna comprensibile e distinta allo stesso tempo. Non mi sentivo spaventato, né angosciato. Ascoltavo non tanto con le mie orecchie ma con tutto il mio corpo e la mia anima. Non ero spaventato, lo stavo accettando perché sentivo che era necessario farlo. Era ciò che dovevo fare. Non so per quanto tempo ho vissuto questa esperienza ma a un certo punto ho visto una luce ancora più brillante. Era come un lampo di luce e una voce urlò: “Non ancora. Torna indietro. Chiama il 911.’ Dopodiché tutti quei frammenti di luce hanno ripetuto “Chiama l’ambulanza”.
Il ritorno alla vita
Poi mi sono ritrovato mezzo sopra il divano a terra nel mio soggiorno. Mi ci sono voluti alcuni minuti per riprendere il controllo del mio corpo abbastanza da permettermi di sedermi in posizione eretta e da poter afferrare il mio telefono sul tavolino. Dopo qualche tentativo andato a vuoto, finalmente sono riuscito a prendere il mio telefono, e di nuovo dopo un certo numero di tentativi e con grande difficoltà sono riuscito a chiamare i servizi di emergenza.
I paramedici mi hanno trasportato al nostro ospedale locale. Dopo una TAC, il medico del pronto soccorso mi ha sottoposto a una flebo di eparina e mi ha fatto portare in elicottero al George Washington University Hospital con un’embolia polmonare. Sono stato in terapia intensiva per quattro giorni, i primi 3 dei quali mi è stato proibito di muovermi, mangiare o parlare inutilmente per paura di un ritorno dell’embolia.