Probabilmente le prove più valide a favore della reincarnazione arrivano dalla raccolta di casi di uno psichiatra americano, il dottor Ian Stevenson. Stevenson era scettico riguardo all’ipnosi regressiva, ma era convinto che la causa di molti disturbi mentali potesse essere derivare da conflitti irrisolti nelle vite precedenti. In particolare, il Dr. Stevenson era interessato al tema della disforia di genere. A suo parere, molti di questi casi sono dovuti al fatto che, in una vita precedente, il paziente apparteneva a un altro genere.
Il fenomeno più studiato da Ian Stevenson erano quello dei bambini che affermano di ricordare vite precedenti. Ha raccolto un numero considerevole di casi in India, Sri Lanka, Turchia, Brasile, Libano e Stati Uniti. Nella maggior parte di questi casi, i bambini avevano un comportamento molto particolare.
Secondo i rapporti di Stevenson, questi bambini che hanno sviluppato atteggiamenti e interessi non conformi alla loro età erano influenzati dalla loro vita precedente. Alcuni bambini hanno sviluppato fobie particolari, senza aver avuto alcuna esperienza particolare che potesse giustificarle. Di nuovo, Stevenson ha ipotizzato che queste fobie provenissero da traumi subiti nelle vite precedenti.
Bambini tornati
Nella maggior parte dei casi indagati da Stevenson, i bambini sarebbero stati la reincarnazione di membri della stessa famiglia. Ma non sempre è così. Alcuni bambini erano in grado di riferire dettagli delle loro vite precedenti, senza alcuna possibilità che il bambino potesse aver appreso in qualche modo tali dettagli.
In un caso, un ragazzo ha affermato di essere la reincarnazione di un uomo morto alcuni prima e vissuto in un villaggio lontano. Il bambino non aveva mai abbandonato il suo villaggio e quindi non aveva mai avuto l’opportunità di conoscere i dettagli della vita di quell’uomo.
La ricerca di Ian Stevenson si è anche focalizzata alle voglie e ai difetti congeniti nei bambini che ricordavano vite passate. La maggior parte dei protagonisti di questi questi casi, affermavano di essere morte in modo violento e le loro voglie corrispondevano alle ferite che avevano causato la loro morte.
I problemi con ricerche di Ian Stevenson
Lo stesso Stevenson affermava di non avere dati definitivi a sostegno dell’ipotesi della reincarnazione. Tuttavia Stevenson sembrava essere convinto dell’esistenza della reincarnazione già a priori e cercava soltanto il modo per confermarla.
Le sue ricerche potrebbero quindi essere viziate da alcuni pregiudizi. Tutto il lavoro di Stevenson si basavano su casi che sembravano confermare la sua ipotesi, ignorando però l’enorme quantità di casi che non andavano bene per confermare la sua ipotesi. Ogni volta che un caso non si adattava alla sua idea preconcetta, passava semplicemente a quello successivo.
Ian Stevenson poi, non parlava le lingue delle che studiava. La prassi era affidarsi ad interpreti locali dava la possibilità alla popolazione locale di cambiare le carte in tavola o adattare i racconti alle aspettative del dottore. In molti dei paesi in cui Stevenson ha svolto le sue ricerche, c’è una notevole aspettativa culturale sul tema della reincarnazione. Gli interpreti, consapevolmente o meno, avrebbero potuto offrire traduzioni non fedeli che confermassero la reincarnazione.
Stevenson non verificò mai le traduzioni dei suoi interpreti. La sua ricerca non include registrazioni audio e nemmeno trascrizioni di interviste in lingua originale. Stevenson in persona aveva in un caso ammesso di avere un interprete per certi versi disonesto ma non per quanto riguardava le sue traduzioni. Questo è piuttosto ingenuo e inaccettabile dal punto di vista scientifico.
… potrebbe anche andar peggio!
Ci sono altri problemi più gravi nelle ricerche di Ian Stevenson. Nella stragrande maggioranza dei casi, i bambini affermavano di ricordare la vita di persone che facevano parte della famiglia del bambino. Inoltre, il tempo dell’intervista era estremamente breve, senza approfondire troppo. Ancora una volta sembra che Stevenson fosse più interessato a ottenere soltanto le informazioni che si adattavano alle sue idee preconcette, senza indagare ulteriormente.
Ian Stevenson aveva anche l’abitudine di inserire nei suoi studi non solo le testimonianze dei bambini, ma anche le interpretazioni degli adulti. Nella maggior parte dei casi, per via della loro cultura, gli adulti avrebbero favorito l’ipotesi della reincarnazione, quindi i loro pregiudizi, le loro aspettative e la loro cultura sono stati inseriti nei dati.
Stevenson parlava raramente ai bambini, anche perché i bambini erano troppo timidi per parlare con un ricercatore occidentale. Erano gli adulti a parlare per i bambini e, ancora una volta, questo ha permesso ai pregiudizi degli adulti di prendere il sopravvento. Alcuni genitori conoscevano addirittura i parenti della persona che il bambino sosteneva di essere stato. La probabilità che il bambino potesse aver ottenuto informazioni dai propri genitori era considerevole. Solo in una piccola percentuale dei casi trattati, la famiglia del bambino non conosceva la famiglia del defunto.
Lente reazioni, cultura e notizie da prima pagina
Una volta ricevuta la notizia che in qualche villaggio un bambino affermava di ricordare vite passate, Stevenson si metteva in moto. Ma tra il tempo della notizia e quello in cui finalmente si organizzava l’intervista al villaggio, passava molto tempo, da tre settimane fino a un paio di anni. Durante quel lungo periodo di tempo, la famiglia avrebbe potuto di certo incontrare la famiglia della persona deceduta raccogliendo informazioni che poi, all’arrivo di Stevenson, il bambino sarebbe stato in grado di fornire.
Anche il fatto che la maggior parte dei casi indagati da Stevenson siano derivati da morti violente solleva dubbi. Come è normale che sia, le morti violente sono molto più pubblicizzate di quelle non violente. Fanno di certo più notizia. Questo fattore aumenta la disponibilità di informazioni e, quindi, la probabilità che il bambino ottenga dettagli anche specifici sulla vita della persona deceduta.
Come se tutto ciò non bastasse già a far storcere il naso, la maggior parte di questi casi è avvenuta in paesi in cui la reincarnazione è una credenza religiosa dominante.
In una famiglia già condizionata dalla propria cultura a credere nella reincarnazione, ogni ricordo di un bambino, sia anche quello di un sogno, può essere interpretato com un ricordo di vite passate. Questo non farà altro che alimentare le aspettative ed il bambino finirà per dire le cose che i genitori hanno piacere di ascoltare.
Diverse culture, diversi racconti
Nei casi raccolti da Ian Stevenson, sembrava esserci anche una correlazione tra le credenze della cultura locale ed i racconti delle vite precedenti.
Ad esempio, nelle culture in cui non è accettato che qualcuno possa reincarnarsi nel sesso opposto, nessun bambino ha mai ricordato una vita precedente nel sesso opposto. Nelle culture matrilineari (nel quale cioè i figli ereditano la posizione sociale e il possesso dei beni dalla madre anziché dal padre) i bambini ricordavano principalmente le vite dei parenti matrilineari. Nelle culture patrilineari, i bambini ricordavano invece le vite dei parenti patrilineari.
Per i casi provenienti dall’India, poi, alcuni bambini possano affermare di ricordare le vite di persone appartenenti a caste superiori per tentare una più rapida scalata in questo sistema di caste.
Tutto ciò che Stevenson ha fatto per la sua ricerca è stato raccogliere aneddoti. L’evidenza aneddotica può essere utile all’inizio, ma non è sufficiente provare con certezza un’ipotesi. Insomma affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie. Affermare che la reincarnazione esista è senza dubbio affermazione straordinaria, tuttavia, le indagini di Stevenson non sono prove straordinarie. Nella ricerca di Stevenson, infatti, non ci sono esperimenti controllati.
Talenti, vite precedenti e genetica
Per quanto riguarda gli straordinari talenti sviluppati dai bambini, la reincarnazione non è l’unica spiegazione possibile. Qualsiasi talento (artistico, accademico e così via) hanno, per la maggior parte, una base genetica.
Alcuni teorici della reincarnazione affermano che alcuni bambini con talenti straordinari provengono da famiglie senza quei talenti. Ahimè, anche questo non è un argomento abbastanza valido. poiché ignora una legge fondamentale della genetica mendeliana: un dato tratto può scomparire in una generazione e riapparire in un’altra.
Si è detto che Mozart dovesse essere la reincarnazione di un grande musicista, perché “come può qualcuno in così giovane età sviluppare quelle abilità musicali?“. Ancora una volta, non è necessario fare appello alla reincarnazione. È possibile che Mozart abbia avuto una corteccia uditiva molto acuta, che gli ha permesso di sviluppare i suoi impressionanti talenti musicali già in tenera età.
Ian Stevenson e i … Segni dal passato
Ian Stevenson sosteneva che i casi più importanti da lui studiati fossero quelli in cui i bambini avevano voglie presumibilmente coincidenti con ferite provocate dalla morte violenta nella vita precedente. Ma ancora una volta, tutte queste prove sono solo aneddotiche. Il corpo della persona deceduta era già in avanzato stato di decomposizione e quindi non era più possibile un’approfondita analisi delle ferite per confrontarli con la voglia. Stevenson si è affidato solo a testimonianze personali e fotografie, entrambe suscettibili di frode.
Inoltre, la non tempestività di Stevenson nelle indagini avrebbe potuto consentire alla famiglia di indagare su chi nel villaggio potesse essere morto con ferite simili alla voglia che il bambino ha presentato alla nascita. Le famiglie del bambino e del deceduto potrebbero essersi messe in contatto istruendo il bambino su cosa raccontare al ricercatore.
E poi, se la reincarnazione riguarda solo la trasmigrazione delle anime, come possono comparire i segni della vita precedente sul nuovo corpo?
Né Stevenson né nessun altro difensore dell’ipotesi della reincarnazione ha mai dato una risposta soddisfacente a questa importante domanda.
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