In tutto il mondo cattolico, il 2 novembre è una data speciale. In questo particolare giorno, il giorno di Tutti I Morti, (o il giorno dei morti, come dir si voglia) c’è la commemorazione dei defunti. Questo particolare rito ha origini antichissime.
Commemorare i morti è una pratica ben diffusa in tutto il mondo anche fra culture e religioni diverse. È dunque evidente quanto sia importante omaggiare i propri defunti e quanto questa pratica stia a cuore al genere umano senza distinzione di età, sesso, provenienza e religione.
Che si chiami Halloween come negli USA o Día de Muertos come in messico, la commemorazione dei defunti è diventato un giorno di “festa”, ricco di rituali e usanze particolari.
Anche in Italia, Paese molto ricco e variegato di culture, le cerimonie di commemorazione classiche si affiancano a tradizioni differenti a seconda della regione.
Il Giorno Dei Morti
L’usanza di commemorare è da ricercare molto indietro nella storia. Bisogna arrivare a cercare addirittura tra antichi culti pagani.
Nella tradizione dei Celti, la notte del 31 ottobre i celebrava il Samhain. Secondo la tradizione Celtica, in questa notte i morti ritornavano nei luoghi della loro esistenza terrena. I vivi, desiderosi di un contatto con i propri cari defunti, organizzavano quindi dei festeggiamenti in loro onore. Sembra tra l’altro che l’attuale Festa di Halloween, tragga origine proprio da questa antica tradizione.
Un parallelo fra la cultura celtica e quella Romana, può essere tracciato tra il Samhain e la Lemuria. Lemuria, ossia la Festa dei morti dell’antica Roma che veniva celebrata il 9, l’11 e il 13 maggio. La Lemuria era occasione per esorcizzare gli spiriti dei defunti.
Più avanti, con l’avvento del Cristianesimo all’interno dell’Impero Romano, molte tradizioni di origine pagana vennero mantenute offrendo loro, tuttavia, un significato cristiano.
Nell’835 che Papa Gregorio II spostò la Festa di Tutti i Santi, dal 13 maggio, all’1 novembre. Il suo intento era con ogni probabilità quello eliminare le usanze materiali e dare quindi alle celebrazioni un significato più spirituale.
Un secolo dopo, nel 998, l’abate benedettino sant’Odilone di Cluny volle che le campane della sua abbazia suonassero campane a morto propio al calare della sera del 1 novembre, così da celebrare i defunti. Il giorno dopo, sempre secondo i dettami dell’abate, l’eucaristia doveva essere offerta per l’anima dei defunti. È così che nel calendario cristiano, il primo novembre è diventato il giorno per la commemorazione dei defunti.
Le tradizioni italiane nel Giorno Dei Morti
In Italia, il 2 novembre, sebbene non sia un giorno inserito fra le festività ufficiali, si celebrano i defunti. Ogni regione ha le sue proprie usanze caratteristiche ma ovunque il giorno dei morti è vissuto con molta intensità.
In Abruzzo
In Abruzzo, tradizione vuole che la sera del 1 novembre in casa si lasci la tavola apparecchiata lumini acceso alla finestra. Uno per ogni caro defunto. Proprio come accade con la festa di Halloween, un tempo c’era l’usanza di intagliare e svuotare le zucche, nelle quali veniva inserita una candela accesa, da usare a mo’ di lanterna.
In Basilicata
Secondo un’antica credenza Lucana, nella notte tra l’1 e il 2 novembre, ai morti è consentito fare visita ai propri cari da un varco tra le due dimensioni, dei vivi e dei morti, che resterà aperto fino al giorno dell’Epifania, quando dovranno necessariamente tornare nell’aldilà.
In Calabria
In Calabria, la notte a cavallo tra il 1 e il 2 Novembre, si mette sul davanzale della finestra una candela accesa così da indicare ai defunti la strada del ritorno. La mattina del 2 novembre bisogna svegliarsi presto, perché i morti devono andare a riposare. C’è quindi bisogno di liberare il letto per far posto ai morti.
In Campania
In Campania si crede che nella notte tra il 1 e il 2 novembre, le anime dei defunti possano ricongiungersi ai propri cari e tornare nei luoghi in cui hanno vissuto. Proprio per questo, si lascia del cibo sulla tavola della cucina: pane, baccalà, acqua e vino, per far sì che le anime dei defunti possano rifocillarsi prima di tornare nel loro mondo. In questa maniera i vivi cercano di ottenere la benevolenza dei morti.
In Emilia-Romagna
Nell’Emilia Romagna erano i poveri ad andare di casa in casa a chiedere “la carita’ di murt” così da ricevere cibo dalle persone a cui bussavano. Questa abitudine, anche se con nomi differenti, è diffusa in molte regioni.
In Friuli-Venezia-Giulia
In questo territorio è tipica l’usanza di lasciare dei secchi colmi d’acqua. Accanto ai secchi è spesso lasciato un lume acceso con pane e altri alimenti sulla tavola in modo che i morti, di ritorno per quella notte, potessero ristorarsi. Ma se i morti fanno rientro nelle loro vecchie abitazioni, è allora assai probabile che qualcuno possa incontrarli nel loro cammino dal cimitero fino alle loro case. Sarebbe molto meglio evitare un simile incontro. A seconda delle zone incontrare i defunti che tornano a casa può avere anche conseguenze letali. In altre zone, invece è semplicemente meglio camminare ai lati delle strade, onde evitare d’essere di intralcio al cammino dei morti.
Nel Lazio
In particolare a Roma, era usanza nei giorno dei morti, consumare il pasto accanto alla tomba di un parente morto così da tenergli compagnia. In più, sempre a Roma era tradizione organizzare cerimonie in suffragio dei i defunti che avevano trovato la morte nel Tevere. La cerimonia si svolgeva di sera sulle sponde del fiume al lume delle torce.
In Liguria
In passato, la sera precedente si rifacevano i letti con lenzuola di bucato, si preparava la casa accogliente e pulita, lasciando le finestre aperte per agevolare la visita delle anime dei moti. Oggi, invece, è consuetudine visitare le tombe dei propri cari. “L’Officieu”, una sottile candela multicolore e multiforme che doveva essere accesa durante le preghiere della sera, quando era d’obbligo recitare il Santo Rosario con la famiglia riunita davanti alle immagini dei propri cari defunti.
In Lombardia
In Lombardia c’è l’usanza di far visita alla tomba dei propri morti portando in dono fiori ed accendendo lumini. I più devoti, invece, faranno dire una Santa Messa in onore dei propri defunti. In alcune zone della Lombardia, rimane l’usanza di mettere in cucina, la notte tra l’1 e il 2 novembre, un vaso pieno di acqua fresca per dissetare i morti.
Nelle Marche
Nelle Marche le tradizioni sono gastronomiche. Era infatti tradizione Il 2 novembre di lessare o arrostire castagne, cospargerle di zucchero, bagnarle di alcol puro o cognac, bruciacchiarle e quindi mangiarle. L’usanza che invece ancora resiste è quella delle “fave da morto” o “dei morti”, oggi conosciute come “amaretti”.
In Molise
In Molise, si organizzano cene a base di piatti tipici fra parenti e amici. A fine pasto, si lascia un piatto sul davanzale della finestra per rifocillare i propri cari defunti. In alcune case, con il piatto, si mettono anche zucche intagliate con una candela accesa al loro interno.
In Piemonte
La notte fra il 1 e il 2 novembre, la tradizione piemontese voleva che, nell’apparecchiare la tavola per la cena, si aggiungesse un piatto per il defunto che tornava a far visita ai vivi. Nelle zone della Val d’Ossola invece, il due novembre al tramonto, le famiglie si recano al cimitero, per lasciare vuote le loro case, affinché le anime dei trapassati possano rifocillarsi indisturbate. Durante questo banchetto, i morti parlano fra loro del futuro dei propri congiunti.Alla vigilia del giorno dei morti è usanza a recitare il rosario tra parenti e a cenare con le castagne. Finita la cena, la tavola li lascia imbandita con il cibo avanzato per i trapassati che verranno a cibarsene.
In Puglia
In Puglia, la sera che il due novembre, la tavola per la cena viene imbandita con razioni di pane acqua e vino, ache per i morti, che si crede tornino a visitare i parenti. Approfittando del banchetto, i cari defunti rimarranno almeno sino a natale o, al massimo, fino alla befana. In alcune zone della Puglia si decorano le zucche chiamate Cocce priatorje, si accendono falò con rami di ginestre e si cucina sulle loro braci. Gli avanzi della cena vengono lasciati agli angoli delle strade affinché i morti possano cibarsene. Diffusa è anche l’usanza della questua fatta da gruppi di ragazzi o di contadini e artigiani che si recano di casa in casa cantando un’appropriata canzone.
In Sardegna
Anche in Sardegna, ma prima di cena, c’è l’usanza della visita al cimitero, unita però alla messa. A fine pasto la tavola non viene sparecchiata ma lasciata così com’è per gli eventuali defunti e spiriti che avrebbero potuto visitare la casa durante la notte. Prima della cena, i bambini vanno in giro nei paesi più piccoli a bussare alle porte, annunciando: «Morti! Morti!», ricevendo in cambio dolcetti, frutta secca e qualche volta anche denaro.
In Sicilia
Si narra che nella notte tra l’1 ed il 2 novembre i defunti visitassero i cari ancora in vita portando doni ai bambini. Questi doni vengono acquistati dai genitori e dai parenti nelle tradizionali “fiere”, che si svolgono in molte parti della Sicilia. Qui vi si trovano bancarelle di giocattoli e oggetti vari da donare ai bambini, che vengono poi nascosti in casa e trovati da quest’ultimi, al mattino presto, con una sorta di caccia al tesoro. Ai bambini viene detto che i regali sono portati dai parenti morti. I doni, però, vengono portati solo ai bambini buoni che hanno recitato le preghiere per le anime dei defunti.
In Toscana
In Toscana, ma in particolare nella zona di Massa e Carrara, i defunti vengono onorati distribuendo il Ben d’ì morti. Secondo la tradizione i defunti suggerivano ai parenti ancora in vita di distribuire cibo e vino ai più poveri. Al collo dei bambini vengono messe delle collane fatte con castagne bollite e mele di piccole dimensioni essiccate. In alcune zone dell’entroterra venivano deposte delle scarpine di lana da deporre sulle tombe dei bambini morti e delle tasche di tessuto venivano cucite ai vestiti dei bambini poveri affinché potessero ricevere donazioni in cibo e soldi.
In Trentino-Alto Adige
La notte prima del 2 novembre, le campane vengono fatte suonare per moltissime ore, così da radunare le anime dei morti che vanno a spiare le case dalle finestre. Per questo motivo, è tradizione lasciare la tavola apparecchiata con il focolare acceso per tutta la notte.
In Umbria
In Umbria vengono preparari tipici dolcetti a forma di fava, chiamati “Stinchetti dei Morti“, che vengono mangiati il giorno dei morti per mitigare la tristezza per i cari che non ci sono più. Tuttavia, nelle campagne, per la ricorrenza si consumavano fave vere, raccolte nell’orto, messe ad essiccare e conservate in recipienti di coccio, di vetro o di zucca.
In Valle D’Aosta
Anche in Valle D’Aosta le famiglie lasciano la tavola imbandita e si recano a far visita al cimitero. I valdostani credono che dimenticare questa abitudine significhi provocare tra le anime un grosso tzarivàri, un gran baccano.
In Veneto
In Veneto si svuotavano le zucche per poi, dipingerle e trasformarle in lanterne, chiamate lumere. La candela posta all’interno del lumere rappresentava l’idea cristiana della resurrezione.
Il Giorno dei Morti: Le Tradizioni Nel Mondo
Commemorare i defunti è una tradizione comune a tutte le culture e i Paesi del mondo. Si tratta di un giorno dedicato al ricordo delle persone che non ci sono. Attraverso la celebrazione di usanze tipiche, i popoli sentono i loro morti particolarmente vicini.
Sebbene questo giorno, sia celebrato in diversi periodi dell’anno a seconda del paese ricorre, ovunque non è vissuto con tristezza, ma come occasione per ricongiungersi con i propri cari attraverso le preghiere, la cucina tipica, doni, eccetera.
In Messico c’è IL DIA DE MUERTOS
Il Día de Muertos è il corrispettivo del giorno dei morti in Messico. Celebrato tra il 28 ottobre e il 2 novembre, è diventato famoso nel mondo per i suoi festeggiamenti suggestivi, tanto da diventare a partire dal 2003 Patrimonio dell’Umanità.
Durante il Día de Muertos, nelle loro case, i Messicani allestiscono gli altari dei morti, dove campeggiano foto del defunto e oggetti che richiamano i quattro elementi fondamentali: acqua, aria, terra e fuoco.
Anche in Messico, tradizione vuole che ci si faccia visita alle tombe dei propri defunti. Tombe che per l’occasione vengono addobbate oltre che con i fiori anche con giocattoli nel caso si tratti di tombe di bambini.
Per le strade si possono vedere rappresentazioni itineranti caricaturali della morte e si celebra il ricordo dei defunti con musica, bevande e cibi tradizionali.
Il Giorno Degli Antenati in Cina
La festa del Qingming, è detta anche il Giorno degli Antenati o Giorno della Pulizia delle Tombe. Si tratta di una festa tradizionale cinese che si celebra il quindicesimo giorno dall’equinozio di primavera, ossia il 4 o il 5 aprile. Nel giorno del Qingming, la gente si dedica alla cura delle tombe dei propri cari portando loro in dono fiori, ridipingendo i caratteri sulle lapidi e pregando per loro. I famigliari che si riuniscono intorno alle tombe portano in dono the e cibo al defunto. Inoltre è usanza in questo giorno, quella di far volare aquiloni nel cielo.
L’ “O BON” Giapponese
La commemorazione dei defunti in Giappone si chiama “O Bon” e si celebra nei giorni che vanno dal 13 al 16 agosto. In questo periodo, la gente fa ritorno ai propri paesi di origine per far visita ai propri avi prendendosi cura delle loro tombe. Le celebrazioni, prevedono l’organizzazione di fiere con giostre, cibo e danze. Nell’ultimo giorno di festa è previsto il celebre spettacolo delle lanterne di carta, illuminate da candele e fatte galleggiare sui fiumi a simboleggiare il ritorno degli spiriti dal mondo dei morti.
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