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In Morte Del Fratello Giovanni

In Morte del Fratello Giovanni Ugo Foscolo

La prima opera in cui Ugo Foscolo affronta in modo esplicito il tema della morte è il sonetto “In morte del Giovanni”, composto nel 1803. Questo sonetto è profondamente personale e toccante, poiché tratta della morte del fratello Giovanni, che si era suicidato qualche anno prima, nel 1801.

Chi era Giovanni Foscolo

Giovanni Foscolo, nato nel 1779, era il fratello minore di . Cresciuto insieme a Ugo e agli altri fratelli nell’isola di Zante, sotto la guida della madre Diamantina Spathis, Giovanni visse un’infanzia difficile a causa della morte prematura del padre, che lasciò la famiglia in condizioni economiche precarie. Questo evento segnò profondamente sia Ugo che Giovanni, creando un legame affettivo molto stretto tra i due fratelli.

Giovanni scelse una carriera militare, un percorso non raro per giovani di famiglie meno abbienti dell’epoca, che speravano di trovare nel servizio militare una via per ottenere sicurezza economica e sociale. Tuttavia, la carriera di Giovanni non decollò come sperato. Si trovò ben presto a dover affrontare le difficoltà tipiche di una carriera militare insoddisfacente: una serie di fallimenti professionali, l’assenza di promozioni e l’impossibilità di raggiungere i risultati che aveva immaginato. Questa situazione non fece che peggiorare la sua condizione psicologica, già segnata dall’incertezza economica.

Il di Giovanni Foscolo

Nel 1801, Giovanni si trovava a Milano, disoccupato e senza prospettive concrete di riscatto. La mancanza di una via d’uscita e l’aggravarsi delle sue frustrazioni lo portarono a uno stato di profonda depressione. Il 30 novembre 1801, Giovanni decise di togliersi la vita, suicidandosi in un momento di estrema disperazione. Aveva solo ventidue anni.

La sua morte ebbe un impatto devastante su Ugo Foscolo, che si trovava già in una fase di crisi personale e politica. Ugo, che non poté essere presente al funerale né rendere omaggio alla tomba del fratello, sentì intensamente il peso di questa perdita e il senso di colpa per non aver potuto aiutare Giovanni nei momenti più difficili. Questo evento segnò profondamente il pensiero del poeta, che trasformerà il lutto per la perdita del fratello in una riflessione più ampia sulla morte, l’immortalità e la memoria, dando vita al celebre sonetto “In morte del fratello Giovanni” (1803). La tomba di Giovanni diventa, in questa e altre opere successive, un della fragilità umana e della continuità del ricordo attraverso i sepolcri, anticipando temi che Foscolo svilupperà poi ne “I Sepolcri”.

Il rapporto tra Ugo e Giovanni

Ugo e Giovanni Foscolo erano molto legati, sia per la vicinanza anagrafica che per le circostanze familiari. Ugo, essendo il primogenito, sentiva una grande responsabilità verso i fratelli, in particolare verso Giovanni, con cui condivideva un legame profondo, fatto di e comprensione reciproca.

Tuttavia, la loro relazione non era priva di difficoltà, specialmente a causa delle scelte di vita di Giovanni. Mentre Ugo cercava di affermarsi come scrittore e intellettuale, Giovanni intraprese una carriera militare che non riuscì a soddisfare le sue aspettative personali.

Il suicidio di Giovanni

Nel 1801, Giovanni si trovava in condizioni economiche e psicologiche difficili. Disoccupato, senza prospettive e profondamente frustrato per il fallimento della sua carriera militare, Giovanni prese la tragica decisione di togliersi la vita. Si suicidò a Milano, un evento che sconvolse Ugo, che si trovava lontano da e fu costretto a confrontarsi con la sofferenza per la perdita improvvisa e irreversibile di un fratello a cui era molto legato.

Non ci sono fonti certe e dettagliate che descrivano con precisione il modo in cui Giovanni Foscolo si suicidò. La storia della sua morte è nota principalmente attraverso il dolore che causò al fratello Ugo e le conseguenze emotive che questo tragico evento ebbe sulla sua vita e sulla sua opera. Tuttavia, il dettaglio specifico del metodo utilizzato da Giovanni per togliersi la vita non è ben documentato o riportato nelle fonti principali. Questa discrezione potrebbe essere legata anche alla sensibilità che circondava il tema del suicidio all’inizio del XIX secolo. All’epoca, il suicidio era considerato un atto controverso e moralmente condannato, sia dalla società che dalla Chiesa, e spesso si cercava di non fornire dettagli espliciti per evitare ulteriori scandali o vergogna per le famiglie coinvolte.

L’impatto emotivo su Ugo Foscolo

La morte di Giovanni segnò un momento di svolta nella vita di Ugo Foscolo. Da quel momento, il tema della morte divenne sempre più centrale nelle sue opere, in particolare nel celebre sonetto “In morte del fratello Giovanni”, in cui Ugo esprime tutta la sua per non poter rendere omaggio alla tomba del fratello. Questa poesia rivela non solo il dolore per la perdita, ma anche il senso di impotenza e solitudine che accompagna l’esperienza del lutto, soprattutto in un periodo in cui Foscolo si trovava già in esilio.

Nel sonetto, Ugo Foscolo scrive:

“Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo
di gente in gente, me vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de’ tuoi gentili anni caduto.”

Questi versi esprimono il desiderio di Ugo di tornare nella sua terra d’origine e di poter piangere sulla tomba del fratello, ma anche la che la sua vita errante e turbolenta gli impedisce di farlo. Foscolo si sente separato non solo dal fratello defunto, ma anche dalla sua stessa patria, il che aggiunge una dimensione di esilio e al dolore per la perdita familiare.

Il senso di colpa e la riflessione sulla morte

La morte di Giovanni accentuò in Foscolo un sentimento di colpa e di angoscia esistenziale. Da un lato, Ugo si sentiva in colpa per non aver potuto fare abbastanza per aiutare il fratello; dall’altro, la perdita lo portò a riflettere sul significato della vita e della morte, spingendolo a interrogarsi su cosa rimanga di una persona dopo la sua scomparsa. Queste riflessioni influenzeranno in modo decisivo opere successive, come , dove Foscolo sviluppa l’idea che l’unica forma di immortalità possibile per l’essere umano risieda nel ricordo che i vivi conservano dei morti.

Il suicidio di Giovanni diventa così un simbolo non solo del fallimento personale, ma anche della fragilità dell’esistenza umana. Foscolo, già incline a una visione pessimistica e materialista della vita, trovò nella morte del fratello una conferma della precarietà dell’esistenza e della solitudine che caratterizza il destino umano.

Il legame con la patria e la famiglia

Un altro aspetto centrale della riflessione foscoliana sulla morte del fratello riguarda il legame con la patria e la famiglia. La tomba di Giovanni diventa per Ugo un simbolo di quel legame spezzato non solo dalla morte, ma anche dalla lontananza geografica. Il poeta, infatti, si sentiva sempre più distaccato dalla sua terra natale e dalla sua famiglia, vivendo una vita da esiliato, lontano dalle sue radici. Questo sentimento di alienazione sarà un tema ricorrente nelle sue opere, contribuendo a creare quell’immagine di Foscolo come un poeta romantico, tormentato e in perenne conflitto con il mondo che lo circonda.

La morte di Giovanni Foscolo, quindi, non fu solo un evento personale tragico, ma anche un momento che segnò profondamente la carriera letteraria e filosofica di Ugo. Il dolore per la perdita del fratello divenne il motore di una più ampia riflessione sul significato della vita, della morte e della memoria, portando Foscolo a esplorare questi temi con una profondità che si rifletterà in tutto il suo lavoro successivo. Giovanni, attraverso la sua morte, diventa il catalizzatore della riflessione foscoliana sulla caducità della vita, il potere della memoria e l’importanza dei legami umani.

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