L’intelligenza artificiale dopo morte sta diventando un argomento di riflessione tra scienziati e imprenditori. Si sta esplorando la possibilità di creare versioni virtuali delle persone decedute. Queste non sarebbero semplici repliche statiche, ma entità digitali evolutive capaci di dirigere aziende o influenzare eventi globali.
Numerose startup stanno già anticipando la crescente domanda di personaggi digitali. Tra queste startup c’è Replika, un’app che impara a replicare una persona sotto forma di chatbot, e HereAfter AI, che registra le storie di vita delle persone e le utilizza per creare una replica incorporata in uno smart speaker .
Anche le grandi Big Tech sembrano vedere il potenziale di questo settore. La Microsoft ha recentemente brevettato un metodo un chatbot in grado di preservare sia personaggi storici che persone viventi.
I Personaggi digitali
I personaggi digitali possono assumere molte forme: chatbot, robot animatronici e proiezioni in movimento che gesticolano e parlano come se fossero reali. L’intelligenza artificiale deve essere progettata per interagire con le persone. Sul palco si sono già esibite proiezioni simili a ologrammi di artisti musicali morti, tra cui Roy Orbison e Tupac Shakur.
Nel brevetto Microsoft, due degli inventori dell’azienda, Dustin Abramson e Joseph Johnson, descrivono un chatbot che utilizza i dati dei social media, le registrazioni vocali e i messaggi scritti “per addestrare un chatbot a conversare e interagire nella personalità della persona specifica. ” Quella persona, dice il brevetto, “può corrispondere a un’entità passata o presente (o una sua versione), come un amico, un parente, un conoscente, una celebrità, un personaggio di fantasia, un personaggio storico”. Il brevetto prosegue descrivendo come il chatbot potrebbe imitare la voce di una persona e interagire utilizzando immagini bidimensionali o tridimensionali “per creare un’esperienza di chat più realistica e simile a quella umana“.
Una Vita dopo la Morte
Man mano che i personaggi digitali si avvicinano alla realtà, potrebbero diventare in grado di apprendere ed evolversi oltre la morte del personaggio originale, adattandosi ai nuovi eventi mentre accadono. Ciò conferirebbe una sorta di immortalità digitale, non solo preservando una personalità, ma permettendole di vivere in forma virtuale.
Tali personaggi “immortali” potrebbero continuare a interagire con le loro famiglie, amici e discendenti molto tempo dopo la loro morte. Questi “avatar” potrebbero anche essere utilizzati a bordo di astronavi lanciate per esplorare l’universo, avventurandosi più lontano di quanto qualsiasi essere umano ordinario potrebbe in una vita.
Non solo immortali, anche cloni
Le persone viventi potrebbero usare repliche digitali di se stesse che inviano e-mail e chattano con i colleghi per svolgere più lavoro o per subentrare mentre sono in vacanza.
Le ombre dopo le luci
Come per molte visioni fantascientifiche del futuro, anche per questa intelligenza artificiale pronta a mantenerci in vita ci sono aspetti negativi.
I personaggi virtuali, ad esempio, sono intrinsecamente imperfetti perché in genere si basano su discorsi, scritti, post sui social media e altre espressioni che non catturano necessariamente l’essenza di una persona. Una persona digitale costruita tramite l’IA non possiede una coscienza.
Le persone virtuali dovrebbero avere diritti? E la loro esistenza significherà che le persone non possono addolorarsi completamente per la perdita di amici e parenti che sono stati preservati?
C’è anche da considerare il fatto che le persone potrebbero essere anch ricreate senza la conoscenza o il permesso dell’originatore, a condizione che esistano dati sufficienti nell’ambito pubblico per addestrare un modello di intelligenza artificiale per imitarlo. Personaggi storici potrebbero essere resuscitati, che lo avrebbero voluto o meno.
L’evoluzione dell’intelligenza artificiale dopo morte sta aprendo orizzonti inimmaginabili. Mentre ci avventuriamo in questa nuova era, la possibilità di mantenere legami virtuali con i nostri cari scomparsi potrebbe trasformare il nostro modo di affrontare il lutto e ricordare chi non c’è più.