La gente può credere o meno nell’esistenza dell’anima, tuttavia, fin dall’antichità quasi tutte le principali religioni, ne contemplavano l’esistenza Anche oggi è opinione comune che un’anima continui ad esistere anche dopo la morte. Quando moriamo, l’anima semplicemente lascia il corpo fisico per viaggiare in direzione di un’altro mondo. La posizione di questo altro mondo varia da religione a religione, da cultura a cultura. Quanto tempo impiega l’anima a raggiungere la sua meta nel suo viaggio verso l’Aldilà?
In Partenza!
Tutte le credenze, che siano di carattere mitologico, religioso o semplicemente individuali, hanno parere diverso su quando, dopo la morte, l’anima comincia il suo importante viaggio verso l’aldilà. Alcune credenze, sostengono che il viaggio dell’anima verso l’Aldilà inizi immediatamente dopo la morte. Altre religioni, invece, pensano ci vogliano vogliano tre o quattro giorni, o sette, undici, dodici o tredici giorni o addirittura quaranta giorni o più dopo la morte. A seconda della credenza, la durata del viaggio astrale dell’anima nell’altro mondo può variare fino a un anno dopo la morte, sempre che non si diventi fantasmi.
Tante Analogie
È affascinante osservare come siano presenti diversi elementi comuni, anche tra culture differenti. Più volte possiamo trovare i 40 giorni, l’attraversamento di un fiume, l’esistenza di due mondi (di solito l’inferno e il paradiso), l’esistenza di “porte” come punti di passaggio tra i vari mondi ecc. Come per molte altre cose, il loro significato, ovviamente, varia da religione a religione, da famiglia a famiglia e nel tempo.
Nella tradizione della Chiesa greco-cattolica ucraina e ortodossa orientale si crede che l’anima dei defunti vaghi sulla Terra per un periodo di 40 giorni. In questo periodo, l’anima visita i luoghi in cui ha vissuto fino ad arrivare alla sua tomba.Trascorso questo periodo, l’anima può lasciare questo mondo per recarsi nell’aldilà.
Nella tradizione russa è comune rifare il letto per il defunto durante il periodo di 40 giorni dopo la morte. Al quarantesimo giorno le lenzuola vengono donate ai poveri. In alcune tradizioni presenti in Russia, la notte che precede il quarantesimo giorno dopo la morte si tengono veglie notturne con intense preghiere. Il quarantesimo giorno serve per dire addio al defunto e gli si chiede di non venite più da noi, perché saremo noi ad andare da lui. Dopo il quarantesimo giorno i vivi non possono più addolorarsi per la perdita ma devono andare avanti con le loro vite.
In India, in molte famiglie viene tenuto acceso un diya (lampada ad olio) per l’anima defunta per 40 giorni. Si crede che il quarantesimo giorno giorno l’anima attraversi il fiume che separa il mondo dei vivi e il mondo dei morti. Molte famiglie credono anche che l’attraversamento del fiume cancelli o riduca considerevolmente i ricordi dell’anima della sua esistenza terrena dissolvendo la sua “personalità” terrena. Questa perdita di memoria consentirebbe un passaggio più facile verso una vera forma spirituale.
Un fiume sul viaggio per l’aldilà
Un fiume è presente anche nella mitologia greca. Qui le anime devono attraversare il fiume Stige prima di raggiungere l’altro mondo. La traversata poteva essere effettuata solo su un traghetto guidato da un vecchio barcaiolo di nome Caronte. Caronte, tuttavia, poteva trasportare l’anima del defunto solo se fossero stati eseguiti riti funebri adeguati per il corpo sulla terra. Analogamente, in India, il 47° capitolo del Preta Khanda nel Garuda Purana descrive il fiume Vaitarni che deve essere attraversato dalle anime dei morti. Le anime dotate di un buon karma avrebbero attraversato facilmente il fiume, quelle con cattivo karma sarebbero altrimenti affondate.
Il fiume Vaitarna (o Vaitarani) si troverebbe tra la terra e l’infernale Naraka, il regno di Yama, dio indù della morte, in grado di purificare i peccati delle anime. Inoltre, mentre i giusti vedono questo fiume come pieno di acqua simile al nettare, i peccatori lo vedono pieno di sangue.
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