Fin dai tempi di Platone, alcuni filosofi hanno cercato di offrire le prove della reincarnazione. Platone ad esempio era incuriosito dalle capacità di alcune persone di riuscire a far bene certe al primo tentativo. Secondo Platone, l’apprendimento è in realtà una forma di reminiscenza: se stimolati dalle domande dei nostri insegnanti, arriviamo a ricordare cose delle nostre vite precedenti.
È senza dubbio vero che abbiamo una conoscenza innata ma questo non implica che provenga da vite precedenti. In realtà, il nostro cervello può essere geneticamente predisposto a determinati comportamenti e ad alcune specifiche conoscenze innate. Non è necessario essere stati morsi da un serpente in una vita precedente per avere paura dei serpenti. La paura dei serpenti era molto probabilmente vantaggiosa nella savana africana e questa paura è probabilmente codificata nei nostri geni.
Il Déjà vu fornisce le prove della reincarnazione
I déjà vu sono quella strana sensazione che alcune persone provano quando hanno la sensazione di aver già vissuto quello che stanno vivendo in quel momento. Spesso sono citate come essere le prove della reincarnazione.
La scienza ha però ipotizzato che il déjà vu possa essere il frutto di una mancata corrispondenza nei tempi di elaborazione delle informazioni sensoriali. È possibile insomma che uno degli emisferi del cervello assimili le informazioni e, poco tempo dopo, lo faccia anche l’altro emisfero. In questo caso, la persona crederebbe di rivivere una situazione lontana ma che, in realtà, si è verificata solo pochi millisecondi prima.
Le esperienze di déjà vu possono anche essere spiegate con la criptomnesia. Quando una persona immagazzina un dato sensoriale nella sua memoria, che però scompare in seguito dalla memoria cosciente. Questi ricordi possono rimanere nascosti nella mente della persona fino a saltare fuori di nuovo una situazione simile, senza che la persona ne abbia un chiaro ricordo.
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