Quella che segue è la storia dell’NDE di Aaron. A tredici anni, Aaron si ritrovò a fronteggiare una ferita tanto grave quanto rara: la rottura dell’osso del collo, precisamente il C1, in tre punti. L’incidente avvenne in seguito a uno scatto di rabbia, una caratteristica che, come racconta, da bambino non mancava. Corse con la testa bassa contro un muro di mattoni, colpendolo per ben tre volte prima di crollare al suolo. Dopo l’impatto, come testimoniato dalla sua famiglia, il suo corpo iniziò a tremare violentemente, e fu proprio in quel momento che il suo viaggio fuori dal corpo ebbe inizio.
In ginocchio davanti alla luce
Aaron ricorda nitidamente la sensazione di pace che lo avvolse mentre la sua anima si separava dal corpo ferito. “Non avevo paura,” racconta, “mi sentivo semplicemente in pace.” Si vide inginocchiato davanti a una luce intensa, una presenza che emanava serenità e calore. In quello stato di immobilità, un richiamo forte e chiaro gli giunse: “Non è ancora il tuo momento.” Quelle parole rimasero scolpite nella sua memoria, come se avessero attraversato un confine tra il mondo terreno e quello spirituale.
In un istante, Aaron fu riportato nel suo corpo spezzato, incapace di comprendere pienamente cosa fosse appena accaduto. Al suo arrivo in ospedale, i medici lo sottoposero immediatamente a radiografie e lo misero sotto stretta osservazione per 24 ore. I dottori erano pronti a dire alla madre di Aaron che avrebbe avuto solo il 50% di possibilità di camminare di nuovo. Contro ogni pronostico, il giorno successivo Aaron riuscì ad alzarsi dal letto e ad andare in bagno. La sua guarigione fu sorprendente: non fu mai sottoposto a un intervento chirurgico, ma proseguì con la terapia a casa.
“Perché mi hai riportato indietro?”
Dopo questa NDE, Aaron scoprì che non riusciva più a ricordare nulla della sua infanzia. Si sentiva come un’altra persona, con una nuova consapevolezza ma anche con una domanda incessante che continuava a perseguitarlo: “Perché, Dio, mi hai mandato indietro?” Questo quesito rimase irrisolto e continuò a riecheggiare nella sua mente, divenendo un peso che non riusciva a sciogliere.
Negli anni, l’esperienza lasciò segni profondi. A trentacinque anni, Aaron si trovava ad affrontare nuove sfide di salute, con tre dischi erniati vicino al cuore che gli impediscono qualsiasi intervento chirurgico. La sofferenza fisica è divenuta una costante nella sua vita, portandolo a chiedersi quale fosse il significato di tutto questo dolore e quale fosse il suo scopo sulla terra. “Sono qui solo per soffrire?” si domanda spesso, cercando risposte attraverso la meditazione e la preghiera, nel tentativo di calmare il dolore e di trovare una via.
Il legame con il mondo spirituale
Aaron racconta che, sebbene non abbia ricevuto risposte dirette, a volte avverte una presenza che lo osserva. Da allora, ha iniziato a praticare la meditazione per aprire il suo “terzo occhio” e calmare il dolore fisico. Nel tempo, ha anche sviluppato alcune sensibilità particolari: sente spesso delle voci chiamarlo quando non c’è nessuno nei paraggi, e ha avuto visioni dei suoi nonni deceduti, in risposta a una sua preghiera.
La ricerca di significato e pace
Questa esperienza lo ha lasciato confuso e spiritualmente disorientato. Nonostante Aaron avesse una fede moderata nel Wicca prima della NDE, ora sente una grande incertezza religiosa, pregando ma sentendo che le risposte siano ambigue, spesso mute. Anche le relazioni personali sembrano risentirne, poiché fatica a trovare un’anima gemella, come se qualcosa di profondo fosse cambiato in lui.
Aaron continua a interrogarsi sull’esperienza vissuta, e non ha mai dubitato della sua autenticità. “È stato come essere sulla Terra, ma in un luogo molto migliore, caldo e accogliente,” afferma. Dopo il ritorno alla realtà, il desiderio di tornare in quel luogo di pace è stato così forte che, per anni, ha dovuto combattere con il desiderio di abbandonare questo mondo. Tutt’oggi, l’eco di quell’esperienza lo accompagna, portandolo a cercare risposte e pace, e a domandarsi quale sia il vero significato della sua vita.
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