Se ti stai chiedendo se lo scheletro si decompone, sappi che in ambienti umidi, le ossa impiegherebbero un decennio circa per decomporsi, ma in un clima secco il tempo necessario si allunga migliaia di anni. Lo scheletro si decompone, quindi, solo a un ritmo più lento rispetto ad altri tipi di materiale e tessuti organici.
Cenere alla cenere, polvere alla polvere
Quando qualcuno muore, una delle frasi più comuni che si sentono al funerale è “Cenere alla cenere, polvere alla polvere“. Questa frase richiama un noto passaggio tratto del libro della Genesi che racconta la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre: “Con il sudore della fronte ti guadagnerai il pane, finché non tornerai alla terra: perché polvere sei e polvere ritornerai
In quel contesto, però, la frase suggerisce che i nostri corpi provengono dalla terra e alla fine vi ritornano come in un cerchio della vita e aiuta le persone a far fronte al dolore della perdita e della morte.
Tuttavia, quella frase non è del tutto vera…”Polvere sei e polvere ritornerai” suggerisce che i nostri corpi sono destinati a scomparire completamente, ma non è sempre così. Non è raro che nella terra si trovino ossa che sono rimaste sepolte lì per migliaia di anni!
Quindi, sebbene la carne e i tessuti tendano a decomporsi piuttosto rapidamente, le ossa hanno una resistenza molto maggiore al processo di decomposizione.
Come per la maggior parte dei misteri della scienza, non esiste una risposta univoca a questo particolare fenomeno. A quanto pare, lo scheletro si decompone a ritmi variabili mentre alcune ossa non si decompongono affatto!
Come avviene la decomposizione?
La decomposizione riguarda tutta la materia organica, e mentre ogni organismo decade in modo diverso, il concetto di base è lo stesso: ci sono processi chimici che scompongono gli organismi in forme più semplici che possono essere assorbite e riutilizzate all’interno del bioma, ossia tutto ciò che è considerato “essere vivente”, da alberi agli animali. Il tasso e la velocità di decomposizione dipendono da molti fattori, tra cui temperatura, umidità, presenza di insetti, esposizione all’aria, acidità del suolo e decine di altre variabili.
Un corpo umano potrebbe perdere tutta la sua carne e i suoi tessuti in appena una settimana, oppure potrebbe rimanere al suo posto per migliaia di anni! Tutto dipende dalle condizioni in cui si trova il corpo e la stessa cosa vale per le ossa.
Il collagene e il calcio nelle ossa ritardano la decomposizione
Sebbene molte persone credano che le ossa non si decompongano mai, a ben pensarci sarebbe logicamente impossibile. Dopo centinaia di milioni di anni nei quali la vita è presente su questo pianeta, se le ossa non si decomponessero mai, le troveremmo ovunque!
Fortunatamente, le ossa non sono così diverse dalla nostra carne e dal nostro sangue . Pensiamo alle ossa come a parti solide del nostro scheletro ma la verità è che le ossa sono tessuti viventi, proprio come gli altri nostri organi, tessuti, vasi sanguigni e nervi.
Le ossa sono costituite principalmente da collagene, che ha una forte matrice porosa piuttosto che una struttura solida. Pertanto, gli stessi processi chimici, fisici e micro-organici che distruggono gli altri tessuti causeranno anche la decomposizione delle ossa.
Rispetto ad altri tessuti, le ossa possono resistere alla decomposizione per due motivi: il collagene e la sua associazione con il calcio. Il collagene è una proteina molto resistente e stabile grazie alla sua struttura e composizione chimica. Solo alcuni enzimi possono distruggere il collagene.
Anche un’altra proteina, la cheratina, rende i capelli difficili da scomporre. Sia la cheratina che il collagene appartengono al campo delle proteine strutturali lineari e sono particolarmente forti grazie ad una struttura elicoidale lineare e strettamente arrotolata.
Anche il Calcio aiuta
Inoltre, il collagene si associa al calcio e ad altri minerali all’interno dell’osso, conferendo all’osso la sua forza e rendendolo particolarmente resistere alla decomposizione dopo la morte. I minerali “ricoprono” infatti il collagene, rendendo difficile per i microbi accedere alla materia organica e digerirla.
Le ossa durano più a lungo in condizioni aride e secche poiché i microbi non possono sopravvivere ad alte temperature senza acqua. Questo è il motivo per cui l’immagine iconica di uno scheletro in un deserto è morbosamente veritiera.
Se un corpo è esposto all’acqua, agli insetti, all’aria aperta o al terreno altamente acido, batteri e funghi saranno in grado di invadere quella rete porosa e cercare le proteine del collagene all’interno delle ossa, causando la disintegrazione di queste ossa che alla fine si sbriciolano in polvere.
Le ossa possono diventare fossili.
Alcune ossa riescono a raggiungere la vera immortalità e probabilmente ne hai viste dozzine nel corso della tua vita, nei musei.
I fossili sono ossa che sono state ricoperte di sedimenti così rapidamente che l’aria è stata completamente bloccata, rendendo impossibile qualsiasi processo di decomposizione. Queste situazioni avvengono ad esempio in caso di eruzioni vulcaniche e di altri eventi catastrofici che spostano grandi quantità di sedimenti.
Solo una piccola parte degli organismi viventi riesce a fossilizzarsi, tuttavia. Quando scopriamo dei fossili, continuiamo a chiamarli ancora “ossa”, ma non è proprio così. Dopo essere stati seppelliti sotto una strati di sedimento, i resti degli organismi che hanno superato le fasi di necrolisi e biostratinomia diventano anch’esse particelle sedimentarie. Quindi, quando parliamo di ossa di dinosauro venute alla luce dopo milioni di anni, in realtà stiamo parlando di rocce antiche che hanno la forma esatta delle ossa originali una volta.
Questo processo di fossilizzazione inizia quando l’acqua trasporta minerali come calcio e ferro nelle cavità dell’osso in decomposizione. Qui, questi i minerali si depositano andandosi a sommare ai minerali preesistenti nell’osso. Nel tempo rimane una pietra che ha assunto la forma di osso. I fossili più antichi scoperti dall’uomo hanno circa 2,8 milioni di anni e sono stati trovati in Etiopia.
Gli esempi più famosi di ossa antiche intatte provengono dall’Egitto, dove la misteriosa pratica della mummificazione preveniva in alcuni casi la carie ossea.
Per la mummificazione, gli egizi usavano sali essiccanti forti, come il natron. Il natron permetteva di liberare il corpo dai liquidi, si impediva a batteri e funghi di innescare il processo di decomposizione.
Inoltre, gli egizi riponevano la mummia in un panno di lino e in un sarcofago. La mancanza di ossigeno e umidità impediva quasi del tutto la rottura di tessuti.
Se qualcuno te lo chiede, quindi, rispondi di si. Lo scheletro si decompone.
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