Forse è qualcosa che non è in cima alla lista delle domande esistenziali al giorno d’oggi … ma quando fare il boia era un mestiere come un’altro, chiedersi se, e per quanto tempo una testa mozzata rimane cosciente, era abbastanza comune.
Ci sono racconti vecchi di secoli che parlano di teste mozzate che sembrano sopravvivere, sebbene per pochi secondi, dopo essere state staccate dal corpo. In questi racconti, la testa mozzata sbatte le palpebre, cambia espressione e persino tenta di parlare.
Si racconta che durante la Rivoluzione francese, un boia avrebbe preso in mano la testa mozzata di Charlotte Corday (assassina del politico Jean-Paul Marat) schiaffeggiandole poi una guancia. Testimoni hanno affermato che gli occhi della Corday fissavano il boia e un’inconfondibile espressione di disgusto le comparve sul viso.
Più recentemente, nel 1989, un veterano dell’esercito ha raccontato di aver visto un amico decapitato in un incidente d’auto. Secondo la sua storia, la testa mozzata mostrava emozioni di shock, seguite da terrore e dolore. Gli occhi del malcapitato guardavano quello che una volta era il suo corpo.
Per quanto questi racconti possano apparire avvincenti (e raccapriccianti), molti medici le definirebbero altamente improbabili. Al momento della decapitazione, infatti, il cervello subirebbe un forte calo della pressione sanguigna. La conseguenza sarebbe una rapida perdita di sangue e ossigeno, con il cervello che passerebbe dal coma alla morte in pochi secondi.
Una risposta dalla “Decapitazione Scientifica”
Recenti studi sugli animali, tuttavia, conferiscono almeno un po’ di credito a quelle storie agghiaccianti, rispondendo almeno in parte alla domanda “Per quanto tempo rimane cosciente una testa mozzata ?”
Nel 2011, scienziati olandesi hanno collegato una macchina per encefalogrammi (ECG) alla testina di topi destinati alla decapitazione. I risultati hanno mostrato un’attività elettrica continua anche nel cervello reciso dal corpo, continuando a mostrare frequenze che indicano attività cosciente per quasi quattro secondi. Studi su altri piccoli mammiferi suggeriscono periodi anche più lunghi.
Se la cosa dovesse verificarsi anche con gli esseri umani, quei pochi secondi sarebbero sufficienti a vivere un’esperienza strana e decisamente terrificante. Prova a contare quattro secondi e prendi nota di quanto dell’ambiente circostante puoi registrare.
Una spiegazione agli aneddoti
Ma gli aneddoti di teste mozzate che cercano di parlare potrebbero avere una spiegazione più semplice. Potrebbe infatti trattarsi solo di azioni riflesse del corpo. Entrerebbe in gioco quello che si chiama sistema extrapiramidale in grado di produrre, ad esempio, le espressioni inconsce di paura, disgusto e disprezzo mostrate dai bambini.
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