Si tratta di un’esperienza vecchia ormai di qualche anno. Il mio adorato papà è morto l’11 agosto del 2013 dopo una lunga malattia. Il mio ragazzo ed io siamo stati accanto a lui fino all’ultimo, cercando di aiutarlo il più possibile. Forse è proprio grazie a quell’aiuto che forse, sono riuscita ad andare avanti. Continuo a pensare di certo ora sta meglio, in confronto a tutto il dolore che ha dovuto sopportare negli ultimi giorni. Dopo la morte di mio padre, sono accadute alcune cose e, anche se non sento la sua presenza chiara e netta, ho vissuto cose che comunque mi hanno fatto pensare ad un suo segnale.
Forse erano soltanto semplici coincidente ed io ho voluto interpretarle come suoi segnali.
Visite in sogno
La stessa notte che mio papà è morto, venne in sogno al mio ragazzo. Anche lui lo ha assistito con me nei suoi ultimi giorni e tra i due c’era grane affetto. Nel sogno bevevano un digestivo, a casa, e ridevano tanto. Una cosa che non hanno mai potuto fare, ma che so che papà, se non fosse stato male, avrebbe fatto volentieri. Abbiamo pensato volesse dirgli grazie per l’aiuto ci aveva dato. Soltanto due notti dopo lo ha sognato ancora. Questa volta mio padre era in camera sua, intento a guardare la tv a letto, proprio nella posizione nella quale la guardava quando stava bene, e che il mio ragazzo però non conosceva. Papà si è girato verso di lui e gli ha fatto ciao con la mano, sorridendo. Abbiamo pensato ringraziasse perché avevamo risistemato la sua camera liberandola dai macchinari, le medicine, eccetera, facendola tornare esattamente com’era prima che si ammalasse.
La farfalla e le tradizioni di famiglia
Il giorno tra quello della morte e quello del funerale, me ne stavo fuori dalla camera ardente, con i parenti che andavano e venivano per la veglia funebre. D’improvviso ho visto una farfalla. Ho pensato “se si posasse su di me sarebbe fantastico” Papà mi aveva raccontato che quando era morto suo padre (mio nonno) una farfalla si era posata molto a lungo su di lui, e lui era certo fosse appunto mio nonno che lo salutava. La farfalla si è posata proprio su di me, su un mio dito, per qualche secondo. Per giorni, da quello della sua morte, in casa abbiamo avuto una falena. Se stavamo in cucina, la falena stava in cucina. Stavamo in salotto a guardare la tv? La falena era in salotto con noi, su una tenda, sul mobile della tv…c’era sempre. E’ sparita da un paio di giorni. Non so, ma il mio ragazzo dice che “scortano” le anime.
Qualche giorno dopo la morte di papà eravamo a Firenze, proprio per passare qualche momento di spensieratezza dopo tanti giorni pesanti. Entriamo in una libreria, e il mio pensiero è stato quello che ho sempre quando mi sento “ispirata”: lasciati guidare, troverai qualcosa di interessante da leggere. Il libro ti chiamerà. Beh, non c’è stato bisogno di ascoltare perché l’occhio mi è caduto su un libro appoggiato in un posto strano: il corrimano delle scale per andare al piano di sotto. Il libro che aveva attirato la mia attenzione era “L’anima e il dolore”, di Galeno. Lo apro per capire di cosa parlasse, ma in cuor mio sapevo già di aver trovato il libro giusto. Lo apro e il titolo del capitolo era: “Del non affliggersi”. Mi è arrivata un’ondata di calore fortissima. Papà aveva il terrore che io mi affliggessi troppo per la sua morte, che non me ne facessi mai una ragione come era stato per lui con suo padre. Aveva espresso la sua preoccupazione anche al mio ragazzo. Questa cosa mi ha davvero rasserenata.
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