Gesù non è stato l’unico che si crede sia risorto dai morti. Altre storie di resurrezione compaiono nelle culture antiche di tutto il mondo.
Stando al Nuovo Testamento ,Gesù subì un crudele massacro da parte dei Romani intorno al 33 d.C. che lo portò alla morte. Dopo tre giorni nel suo sepolcro, si dice, Gesù risuscitò miracolosamente. Poi apparve ai suoi discepoli e infine ascese al cielo. La risurrezione di Gesù rappresenta il trionfo sulla morte e questo trionfo è celebrato dai il giorno della Pasqua.
Ci sono altre resurrezioni oltre a quella di Gesù
Il cristianesimo, però, non è l’unica fede a presentare una divinità che muore per poi risorgere, come ha spiegato l’antropologo scozzese James Frazer in un suo studio del 1922 sulla religione e la mitologia del mondo.
Nell’antico Vicino Oriente, dove si scrisse la Bibbia, le storie della morte e resurrezione resurrezione erano strettamente legate all’agricoltura, e Frazer pensava che i primi cristiani probabilmente avessero scelto per la Pasqua una data primaverile per farle coincidere con feste pagane preesistenti.
Secondo Frazer le similitudini e le coincidenze tre le feste cristiane con quelle pagane sono troppe e troppo evidenti per essere soltanto casuali.
Ecco sei esempi di storie di resurrezione provenienti da antiche culture di tutto il mondo.
Tammuz, il dio della primavera della Mesopotamia
Nelle antiche società agricole, gli ultimi giorni dell’inverno segnavano la fine di mesi di magra e il tanto atteso passaggio ad una più generosa primavera e estate. Gli antichi popoli della Mesopotamia , una delle prime civiltà agrarie, davano spiegazioni divine a questi cicli annuali di abbondanza e carestia.
Ishtar era la grande dea madre della Mesopotamia e la fonte di fertilità e abbondanza della delle coltivazioni. Il suo amante era Tammuz, un giovane dio che moriva ogni inverno per trasferirsi in un oscuro mondo sotterraneo. Per sei mesi all’anno, Ishtar viaggiava nel regno dei morti per salvare il suo innamorato. Proprio Durante l’assenza di Ishtar, i terreni erano privati tutta la loro fertilità.
Ogni primavera, la severa dea degli inferi, Allatu, permetteva che Ishtar e Tammuz, imprigionati negli inferi, venissero aspersi con l’Acqua della Vita tornando così nel mondo dei vivi. Con Ishtar di nuovo sulla terra, il verde ed i frutti della terra tornavano a fiorire. Nel calendario babilonese, la resurrezione veniva celebrata durante Du’ûzu o “Mese di Tammuz”, che cadeva tra la fine di giugno e l’inizio di luglio.
In tutto il Vicino Oriente antico, le culture successive hanno proseguito ed arricchito questa storia della resurrezione primaverile. I Frigi raccontavano la storia di Attis, riportato in vita durante l’equinozio di primavera da Cibele, la dea della fertilità. I Greci avevano invece il mito di Persefone, rapita da Ade, alla quale viene concesso di ritornare ogni primavera dagli inferi, preannunciando così il ritorno della vegetazione e della produzione di grano.
Osiride, il dio egiziano della morte dell’agricoltura
Anche l’antica civiltà egiziana dipendeva dai cicli della natura. Gli egizi facevano affidamento in particolare sulle esondazioni primaverili del Nilo, che favorivano l’abbondanza agricola del bacino del Nilo. Gli antichi egizi credevano che i cicli della natura fossero controllati da Osiride, il dio dell’agricoltura.
Secondo la mitologia egizia, Osiride un tempo governava la terra insieme alla sua regina Iside, la dea della fertilità. Osiride però fu ingannato e ucciso da suo fratello Set, che fece a pezzi il suo corpo e disperse i suoi resti in tutto l’Egitto. Iside rimise insieme il corpo di Osiride, lo unse con olio ed eseguì elaborati riti di imbalsamazione. Questi riti donarono ad Osiride la vita eterna ed una nuova carica di dio degli inferi.
Per questo i faraoni speravano di diventare immortali seguendo gli stessi rituali di imbalsamazione e mummificazione che Iside usò per resuscitare Osiride. Col tempo, anche gli egiziani comuni cominciarono a farsi mummificare nella speranza di sconfiggere la morte proprio come aveva fatto Osiride. Sono state trovate mummie reali come Tutankhamon che indossavano maschere funerarie con le sembianze di Osiride.
Sconfiggere la morte nell’antica India
Tra le storie di resurrezione c’è anche una favola che arriva dall’India.
C’era una volta una principessa intelligente e bella di nome Savitri. Savitri si rifiutava di sposare qualsiasi corteggiatore che chiedesse a gran voce la sua mano. Lasciò quindi il suo palazzo alla ricerca del vero amore e trovò Satyavan, un bellissimo boscaiolo che una volta era un principe.
Savitri e Satyavan si innamorarono e si sposarono, ma un messaggero degli dei diede loro una terribile profezia. Satyavan sarebbe morto entro un anno. E come previsto, nel primo anniversario di matrimonio della giovane coppia, Satyavan collassò e morì. Yamraj, il dio della morte, venne dunque a reclamare l’anima di Satyavan.
Ma la sposa, l’intelligente Savitri, aveva un piano. Seguì Yamraj attraverso il deserto in fiamme e fino all’ingresso degli inferi, implorando il ritorno di Satyavan. Yamraj accettò di esaudire un desiderio di Savitri, ma non quello di riavere suo marito in vita.
Savitri chiese quindi che le fosse concesso il dono di tanti figli. Quando Yamraj accettò, gli chiese come avrebbe potuto avere figli senza marito. E poiché aveva promesso di sposare solo Satyavan, Yamraj dovette resuscitare il marito di Savitri per mantenere la sua parola.
Bodhidharma e la sua scarpa unica
Secondo la tradizione buddista, Bodhidharma era un grande saggio indiano che si crede abbia portato il Buddismo in Cina. Nella tradizione buddista, Bodhidharma interpreta spesso il ruolo del saggio e astuto maestro Zen, interrogando i suoi studenti con enigmi criptici che, se decifrati, conducono alla via dell’illuminazione.
Un giorno, un diplomatico cinese di nome Songyun stava viaggiando attraverso le montagne del Pamir tra Cina e India quando incontrò l’ormai anziano Bodhidharma che camminava nella direzione opposta. Songyun chiese dove stesse andando il maestro e Bodhidharma rispose che finalmente stava tornando a casa in India.
Songyun notò che Bodhidharma calzava solo una scarpa, quindi ne chiese il motivo. Bodhidharma suggerì a Songyun di chiedere ai monaci una volta arrivato a Shaolin. Songyun proseguì il suo cammino e una volta arrivato a Shaolin chiese della scarpa di Bodhidharma. Songyun fu immediatamente incarcerato per aver mentito dato che il maestro Bodhidharma era morto diversi anni prima.
Per dimostrarlo, i monaci aprirono la tomba di Bodhidharma, ma tutto ciò che trovarono fu una sola scarpa. Bodhidharma, è spesso raffigurato a piedi nudi e con un’unica scarpa appesa al suo bastone.
Il sacrificio di Odino (a se stesso)
Nella mitologia norrena, Odino è il principale tra gli dei Valhalla, un dio creatore la cui saggezza e poteri non avevano eguali. Odino dovette però pagare un prezzo terribile per acquisire la sua sconfinata e potente conoscenza esoterica.
Secondo la leggenda norrena, le più grandi fonti di saggezza nel mondo antico erano le rune, simboli magici che nemmeno gli dei riuscivano a decifrare. Odino però era disposto a fare di tutto per svelare il segreto delle rune e conquistare il loro potere immenso. Anche ad affrontare la morte stessa.
Secondo il poema epico vichingo Hávamál, Odino si è sottoposto ad un violento sacrificio di sé: “me stesso dato a me stesso“, dice Odino. Odino si impiccò al grande albero Yggdrasil, gli trafisse il fianco con una lancia e proibì a tutti gli dei di venire in suo aiuto. Per nove giorni, Odino rimase appeso all’albero, fissando le profondità acquose del Pozzo di Urd finché finalmente, il nono giorno, gli furono rivelati i segreti delle rune.
Nel linguaggio e nelle immagini dell’Hávamál, Odino morì in quel calvario di nove giorni per rinascere, o resuscinare come un essere molto più potente e con nuove conoscenze e abilità.
Quetzalcóatl: Storie di Resurrezione in Mesoamerica
Nell’antica Mesoamerica, il più grande di tutti gli dei era Quetzalcóatl, il “serpente piumato” adorato dai Maya, dai Toltechi e dagli Aztechi.
La Mesoamerica è una regione storica e culturale che si estende dall’America Centrale fino alle parti centrali del Messico. È stata la casa di diverse civiltà precolombiane importanti, come gli Aztechi, i Maya, gli Olmechi, i Toltechi e i Zapotechi, tra gli altri.
Nelle tradizioni di alcune civiltà antiche della Mesoamerica, Quetzalcóatl, spesso rappresentato come un serpente piumato, era una divinità di grande importanza, simile ad Osiride nell’antico Egitto. Entrambi erano dei dell’agricoltura e della vegetazione, essenziali per la sopravvivenza delle loro società. Quetzalcóatl, come Osiride, subì l’inganno da parte di un fratello, evento che lo portò a compiere azioni di cui poi si pentì profondamente. A causa di questo, provato dal senso di colpa, Quetzalcóatl finì per togliersi la vita, per poi risorgere, simbolo del ciclo di morte e rinascita.
La figura di Quetzalcóatl è anche strettamente associata al pianeta Venere nelle credenze tolteche. Venere, conosciuta come la stella del mattino e della sera, simboleggiava la morte e la rinascita per la sua capacità di scomparire e riapparire nel cielo. Quetzalcóatl, in questo contesto, non era solo un dio della morte e della rinascita, ma anche un creatore: secondo il mito, discese negli inferi per recuperare le ossa necessarie alla creazione degli esseri umani, sottolineando il suo ruolo come fondamentale forza creativa e rinnovatrice nella mitologia mesoamericana.
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